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Realizzare il desiderio di acquistare un’auto o partire per il viaggio della vita, così come immaginare una vecchiaia serena una volta raggiunta la pensione, sono tutte condizioni che passano dalla costruzione di un piano attuabile nel lungo termine e di cui le forme pensionistiche complementari fanno parte.
Sottoscrivere un fondo pensionistico permette, grazie al versamento periodico di una certa somma di denaro, di maturare un gruzzoletto a garanzia del proprio futuro.
Quando si sceglie di aderire ad un fondo pensione con l’obiettivo di garantirsi un tenore di vita invariato rispetto a quello attuale, tuttavia, sono diversi gli elementi a cui prestare attenzione, primo fra tutti la differenza tra fondi pensioni aperti e chiusi.
Cosa sono le forme pensionistiche integrative?
Le forme pensionistiche complementari, conosciute anche come pensioni integrative, sono delle forme di risparmio che vengono sottoscritte da una persona (il cosiddetto firmatario) con le compagnie assicurative o gli istituti di credito. Questi piani non sostituiscono l’assegno pensionistico pubblico già erogato dall’Inps o dalla cassa di previdenza a cui il professionista appartiene, ma sono – come suggerisce il nome stesso – un’integrazione di queste ultime. Queste forme pensionistiche possono essere utilizzate per costituire un fondo sicuro per vivere con serenità il proprio futuro o da lasciare ai propri cari in caso di dipartita.
Nel mondo assicurativo, esistono tre tipologie di forme di risparmio, ognuna finalizzata a un obiettivo specifico. In particolare, i fondi pensione sono tra le forme di previdenza più diffuse.
Cosa sono e come funzionano i fondi pensione?
Tra i prodotti finanziari più conosciuti in ambito assicurativo, i fondi pensione si collocano all’interno del settore della previdenza complementare come strumenti – a sottoscrizione facoltativa – in grado di garantire un’integrazione alle prestazioni pensionistiche erogate dallo Stato.
L’obiettivo di chi decide di sottoscrivere un piano pensionistico è quello di costruire nel tempo un capitale aggiuntivo volto a mantenere invariato il proprio tenore di vita che, solitamente, subisce una diminuzione una volta raggiunta l’età pensionabile a causa dell’ammontare ridotto degli assegni previdenziali erogati mensilmente dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
La pensione integrativa, dunque, opera attraverso un meccanismo di capitalizzazione: i pagamenti effettuati sono gestiti da un fondo pensione, il cui scopo è quello di generare una rendita che verrà poi erogata quando il beneficiario soddisferà i requisiti per la pensione (in forma integrale o sotto forma di rendita periodica), avendo almeno cinque anni di partecipazione a una forma di previdenza integrativa.
I fondi pensione vengono distinti in chiusi o aperti e, a seconda della tipologia, possono essere sottoscritti da chiunque – indipendentemente dal regime previdenziale di appartenenza – o solo da determinate categorie di lavoratori.
Nel caso dei fondi chiusi, i termini vengono concordati tra datore di lavoro e lavoratori della stessa azienda o categoria. Al contrario, i fondi aperti prevedono entrambe le possibilità.
Ma vediamoli nel dettaglio.
Cosa sono i fondi pensione chiusi?
Chiamato anche fondo negoziale proprio per la sua natura contrattuale, che passa dal concetto di “trattativa”, il fondo pensione chiuso è un fondo pensionistico complementare – cosiddetto “collettivo” – al quale possono accedervi solo determinate categorie di lavoratori. I termini di questo tipo di fondo vengono stabiliti tra l’azienda e l’organizzazione sindacale che fa le veci e gli interessi dei dipendenti, e può essere istituito rivolgendosi ad una compagnia assicurativa.
La forma di adesione al fondo pensione chiuso, dunque, avviene su base collettiva e vi possono aderire:
- tutti i lavoratori dipendenti o subordinati privati, in possesso di regolare contratto a tempo determinato o indeterminato;
- i dipendenti pubblici;
- i lavoratori con contratti di somministrazione (ex lavoro interinale);
- i lavoratori soci di cooperative;
- i lavoratori che hanno sottoscritto contratti di lavoro “atipici” (ad esempio: contratti part-time o di lavoro temporaneo).
L’adesione ai fondi pensione chiusi prevede il versamento di una somma mensile da parte del datore di lavoro che corrisponde, a seconda di quanto previsto all’interno del contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento, in toto o in parte al TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
Inoltre, su richiesta del lavoratore, l’azienda ha la possibilità di versare nel fondo chiuso anche i contributi.
In ogni caso, entrambe le somme trattenute vengono identificate in busta paga attraverso una voce specifica.
Nel caso in cui il lavoratore dovesse cambiare il proprio status lavorativo (ad esempio se dovesse cambiare azienda o iniziare un’attività lavorativa in forma autonoma), andrebbero a decadere i requisiti di partecipazione al fondo pensione chiuso. Al verificarsi di questa circostanza il lavoratore può scegliere di riscattare l’importo maturato fino a quel momento, sospendere la contribuzione e lasciare tutto quanto versato o trasferire la somma accumulata in un fondo pensione aperto o aderendo ad un’altra forma di previdenza complementare.
Cos’è un fondo pensione aperto
Il fondo pensione aperto è una tipologia di pensione integrativa detta “non negoziale” proprio perché, a differenza dei fondi pensione chiusi, può essere sottoscritta in modo facoltativo dal singolo individuo, sia esso lavoratore dipendente, lavoratore autonomo, studente o disoccupato. Non esiste, dunque, un vincolo lavorativo o di subordinazione professionale: il fondo pensione aperto può essere sottoscritto da chiunque, indipendentemente dalla propria situazione o posizione lavorativa.
Allo stesso modo, la somma da versare – il cui ammontare viene individuato dall’aderente al momento della sottoscrizione – non deve essere vincolato al TFR. Nel fondo pensione aperto previsto da Groupama Assicurazioni - Programma Open – la contribuzione, sia in termini di quantità che di modalità e periodicità di versamento, viene decisa dall’aderente e può essere cambiata in qualsiasi momento al variare delle proprie esigenze.
Il vantaggio dei fondi pensione aperti, poi, sta nella forma di tutela garantita dallo stato sull’importo maturato: tutto quanto versato, in caso di qualsivoglia evento, non può essere né sequestrato né pignorato.
Quali sono le differenze tra fondo pensione aperto e chiuso?
Le differenze tra i fondi pensioni aperti e chiusi, dunque, riguardano:
- la modalità di adesione, l’uno in forma individuale, l’altro in forma collettiva;
- i vincoli di adesione, in riferimento alla posizione lavorativa necessaria ai fini della sottoscrizione del fondo pensione stesso: al fondo chiuso possono aderire solo determinate categorie di lavoratori, al fondo aperto può aderire chiunque sia o meno in possesso di un lavoro;
- la natura della somma versata: per gli appartenenti ai fondi pensione chiusi corrisponde al TFR o parte di esso, chi invece sottoscrive un fondo pensione aperto è esente da questo vincolo poiché può essere tanto un lavoratore quanto uno studente;
- la gestione del fondo, ossia la possibilità o meno, al variare dello status lavorativo, di mantenere i requisiti partecipativi al fondo.
L’unica cosa che, invece, hanno in comune i fondi aperti e i fondi chiusi riguarda la possibilità di detrarre, in sede di dichiarazione dei redditi, quanto versato fino ad un massimo di 5.164,75 euro.
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Sei tu a scegliere come, quando e in che misura versare la somma concordata e sei tu a decidere – trascorsi i 5 anni di partecipazione al fondo – quando fruire del capitale raccolto.
Pubblicato il 27 Novembre 2023