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Proteggere i propri collaboratori con un’assicurazione lavoro per i dipendenti è cruciale per garantire che siano adeguatamente coperti in caso di imprevisti, offrendo loro una maggiore copertura finanziaria e tranquillità.
Cos’è e come funziona l’assicurazione sul lavoro per i dipendenti privati
Ma come funziona l’assicurazione sul lavoro all’interno di un ufficio o studio professionale? Aldilà dell’assicurazione Inail (Istituto Nazionale per gli infortuni sul lavoro) per i dipendenti obbligatoria, il datore di lavoro può scegliere di integrare quest’ultima e prevedere, all’interno del suo piano assicurativo a protezione della propria attività professionale, una garanzia ulteriore che copra i propri dipendenti da imprevisti, problematiche di salute e incidenti che possono verificarsi nell’ambito dell’attività lavorativa svolta, con la possibilità, nel caso di polizze come Benessere Impresa di Groupama, di estendere la protezione anche alla propria famiglia. Non esiste un costo standard per un’assicurazione privata sul lavoro: tutto dipende dal tipo di polizza scelta e dalle garanzie abbinate al contratto madre.
In ogni caso, salvo accordi diversi tra le parti, chi paga l’assicurazione collettiva sul lavoro è l’imprenditore (o datore di lavoro) che ha stipulato il contratto.
Assicurazione per lavoro dipendente: perché stipularla e cosa dice la legge
Sottoscrivere una polizza a tutela del dipendente, in un contesto di welfare aziendale, permette di tutelare al meglio il proprio capitale umano dalle conseguenze economiche negative, derivanti da problemi di salute (malattie e/o infortuni).
Quando un dipendente subisce un infortunio che comporta la sospensione dell’attività, ciò implica inevitabilmente ripercussioni sull’azienda per cui lavora, anche se l’infortunio non è avvenuto sul posto di lavoro. Infatti, per l’azienda, un dipendente ferito o malato comporta la perdita di competenze e una diminuzione della qualità della produzione.
Quali sono i vantaggi aziende e lavoratori?
La sottoscrizione di un’assicurazione per lavoro dipendente presenta numerosi vantaggi, sia per l’azienda (in termini fiscali) che per i lavoratori.
Nell’ipotesi in cui l’impresa si rivolga ad una Cassa per offrire ai suoi dipendenti prestazioni sanitarie integrative, i contirbuti versati entro il limite di € 3.615, non costituiscono reddito imponibile per il lavoratore. Dal momento, però, che il contributo per sanità integrativa non è soggetto a tassazione, il valore conseguito dal lavoratore è maggiore di quello che otterrebe da un aumento retributivo assoggettato a contribuzione e ad aliquota marginale IRPEF. Per l’impresa, dunque, il primo vantaggio è fiscale e consiste nella possibilità di corrispondere solamente un contributo previdenziale di solidarietà del 10% all’INPS, versamento a sua volta deducibile dal reddito di impresa ed escluso dalla retribuzione, come indicato nell’articolo 51 del TUIR. A seguire, poi, troviamo la tutela del proprio capitale umano e della salute di quest’ultimo, attraverso programmi di prevenzione o tramite l’accesso a prestazione diagnostiche o visite specialistiche, ma anche la possibilità di fidelizzare i propri dipendenti assumendo, di fatto, un ruolo sociale.
Per i lavoratori, invece, i vantaggi sono diversi.
Prima di tutto la tranquillità di non gravare sul bilancio familiare in caso di malattia o infortuni.
A seguire, troviamo:
- La possibilità di ricorrere a strutture sanitarie private convenzionate di assoluta eccellenza senza dover anticipare il pagamento;
- La possibilità di evitare i lunghi tempi di attesa del Sistema Sanitario Nazionale per interventi, prestazioni diagnostiche o visite specialistiche;
- La possibilità di usufruire di prestazioni diagnostiche, cure e terapie fisioterapiche, cure dentarie,in strutture di eccellenza, con tariffe agevolate o senza sostenere il costo della prestazione;
- La gestione digitale delle richieste di rimborso tramite il portale MyAssistance o con la relativa applicazione, con possibilità di verifica in ogni momento dello stato di avanzamento della pratica.
Cosa copre un’assicurazione per lavoro dipendente?
Generalmente, un’assicurazione per dipendenti privati come quella inclusa in Benessere Impresa di Groupama Assicurazioni, copre i dipendenti in caso di malattie e infortuni (in termini di risarcimento delle spese mediche sostenute), in base al piano sanitario selezionato dall’azienda che decide di stipulare la polizza.
Vediamoli nel dettaglio.
Assicurazione infortuni e malattie sul lavoro
L’assicurazione infortuni sul lavoro prevede il rimborso delle spese di cura da infortunio o da malattia derivanti dallo svolgimento dell’attività di ufficio previsti all’interno della polizza e fino al raggiungimento del massimale assicurato.
La Società provvede al rimborso delle seguenti spese sostenute:
- Accertamenti diagnostici;
- Onorari dei medici, dei chirurghi e dell’equipe operatoria;
- Diritti di sala operatoria e materiale d’intervento, compresi gli apparecchi terapeutici e protesici applicati durante l’intervento;
- Rette di degenza.
Inoltre, la Società effettua il rimborso delle spese sostenute per:
- Cure in generale, anche termali, ad esclusione delle spese di natura alberghiera;
- Medicinali e trattamenti fisioterapeutici e rieducativi.
Per ottenere il rimborso, il lavoratore deve presentare, in originale, i documenti giustificativi delle cure ultimate. Per le spese fuori dall’Italia, il rimborso viene eseguito una volta rientrati nel Paese e viene calcolato in base alla valuta corrente relativa alla settimana in cui la spesa è stata sostenuta.
Assicurazione lavoro dipendente: l’invalidità permanente
L’assicurazione è tenuta a indennizzare il lavoratore in caso di invalidità permanente verificatasi anche dopo la scadenza della polizza, in un limite di tempo di due anni dal giorno dell’infortunio. L’invalidità permanente include casi come la perdita di un arto o l’impossibilità di compiere determinate azioni quotidiane.
Nel caso in cui si verifichi un’invalidità permanente parziale (ad esempio, la perdita di parte di un arto), l’indennizzo viene calcolato in percentuale rispetto alla somma assicurata per l’invalidità permanente totale. La tabella a cui l’assicurazione fa riferimento per calcolare il rimborso dovuto è quella inclusa nell’allegato n.1 del T.U. delle disposizioni per l’assicurazione dipendenti obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro (D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, modificato dal D.Lgs. del 23/2/2000 n. 38 e relativo decreto di attuazione del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 12/7/2000 n. 2/2000).
La percentuale di invalidità permanente viene analizzata e confermata dalla compagnia assicurativa solo a fronte della presentazione del certificato di guarigione, una volta trascorsi quattro mesi dalla data del sinistro.
Assicurazione per dipendenti privati: come funziona il caso morte
Come avviene per l’invalidità permanente, in caso di morte del lavoratore, i familiari (o altri beneficiari individuati dal dipendente) ricevono l’indennizzo anche se il decesso avviene dopo la scadenza della polizza, ma entro i due anni dal giorno dell’infortunio.
L’indennizzo non può essere, però, cumulato con quello per l’invalidità permanente. Tuttavia, se dopo l’avvenuto rimborso per invalidità permanente il dipendente assicurato decede, i suoi eredi testamentari o legittimi hanno diritto solo alla differenza tra l’indennizzo per morte – se superiore – e quello già pagato per l’invalidità permanente.
Groupama Assicurazioni e altre coperture dell’assicurazione per i dipendenti privati
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Pubblicato il 16 Novembre 2023